Concorso a cattedra. ANIEF. Senza i commissari le prove vanno rinviate al 12 maggio: subito dopo quelle dell’Invalsi

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ANIEF- Alla vigilia della comunicazione da parte del Miur del calendario delle prove scritte del concorso a cattedre da cui scaturiranno oltre 63 mila nuovi insegnanti, continuano a pervenire notizie di difficoltà oggettive, da parte degli Uffici Scolastici Regionali preposti, nel reperire commissari e presidenti di commissione.

ANIEF- Alla vigilia della comunicazione da parte del Miur del calendario delle prove scritte del concorso a cattedre da cui scaturiranno oltre 63 mila nuovi insegnanti, continuano a pervenire notizie di difficoltà oggettive, da parte degli Uffici Scolastici Regionali preposti, nel reperire commissari e presidenti di commissione. Trattandosi di componenti fondamentali, che sovraintendono alla correttezza delle prove e al regolare svolgimento dell’intera procedura concorsuale, Anief chiede al Ministero dell’Istruzione di rinviare le prove successivamente a quelle dell’Invalsi, quindi dopo il prossimo 12 maggio. Nel frattempo, l’amministrazione dovrebbe avere modo di reperire i presidenti e i commissari d’esame mancanti.

La richiesta del sindacato si deve innanzitutto al rispetto di quanto previsto dal bando di concorso, all’art. 7 comma 4, in base al quale la vigilanza durante le prove d’esame è “affidata dall'USR agli stessi membri della commissione esaminatrice, cui possono essere aggregati, ove necessario, commissari di vigilanza scelti dal medesimo USR”. Pertanto, la commissione deve essere correttamente insediata prima della somministrazione delle domande. E pensare che questo possa avvenire in pochissimi giorni è pura utopia.

Perché ogni commissione (occorrerà allestirne almeno mille), si compone di un presidente, due docenti commissari e due membri aggregati (per l’informatica e la lingua straniera). E a questi cinque membri effettivi, occorre aggiungere altrettanti membri supplenti. In tutto, occorrono dunque 10 mila commissari. Con la metà, i membri effettivi, che vanno reperiti con immediatezza, in coincidenza proprio delle prove scritte.

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal, “alla luce dei palesi ritardi nella formazione delle commissioni, come si evince dalla riapertura dei termini delle candidature in ben sette Uffici Scolastici Regionali, dove ci si è appellati ai docenti in pensione, le prove non potranno quindi iniziare il prossimo 28 aprile. E dovranno necessariamente essere collocate in date successive al 12 maggio: è questo, infatti, l’unico modo per evitare l’ingolfamento di impegni delle scuole, visto che a partire dal 4 maggio sono già in programma le prove Invalsi. Purtroppo è una storia che si ripete, perché nel 2012 denunciammo un quadro non molto diverso dall’attuale, con diversi commissari, che proprio per i compensi ridotti all’osso, si dimisero in itinere. Ma è possibile che le esperienze negative in questo Paese non servono a nulla?”.

Anief coglie l’occasione per ricordare al Miur che questa situazione nasce dalla scarsa considerazione fornita dalla stessa amministrazione scolastica verso i componenti delle commissioni. È stato pubblicato proprio in queste ore un report dettagliato, da parte di Tuttoscuola, nel quale si evidenzia una vera “emergenza per le Commissioni del concorso a meno di tre settimane dalle prove scritte”, con i rinnovati “termini (scaduti tre settimane fa) per ricevere nuove domande di inserimento nelle Commissioni esaminatrici per il concorso docenti, pervenute in numero insufficiente”.

La rivista specializzata riconduce tale dinamica con “l’esiguo compenso previsto e sulla prestazione aggiuntiva, senza esonero dai normali obblighi di servizio. Inoltre, a differenza delle Commissioni per la maturità, per i commissari del concorso non è nemmeno previsto il rimborso per le spese di viaggio”. I numeri sono tutt’altro che rassicuranti. Perché occorrono “subito almeno 4 mila commissari per costituire le commissioni principali e altrettanti come supplenti. Altri duemila commissari saranno necessari per costituire sottocommissioni, dopo la prova scritta in tutti i casi in cui i candidati presenti alla prova dovessero superare le 500 unità”.

Sempre Tuttoscuola ha calcolato che nei concorsi con 500 candidati da esaminare il compenso medio orario sarà di un euro e spiccioli. I conti sono presto fatti: “251 euro per il presidente e 209,24 euro per i commissari (valori lordi). Al giorno? No. A settimana? Macché: per tutto il lavoro, in un arco di tempo che va dall’insediamento delle commissioni (aprile) alla pubblicazione delle graduatorie (probabilmente luglio-agosto per la maggior parte delle commissioni). Al compenso base vanno poi aggiunti 50 centesimi di euro per la correzione di ciascun elaborato e 50 centesimi di euro per ogni candidato esaminato all’orale. Pertanto a ciascun membro di una commissione di 500 candidati (numero massimo), verranno riconosciuti 250 euro lordi per la correzione della prova scritta”. 

“Ipotizzando che superi lo scritto il 50% dei candidati, per l’orale verrebbero riconosciuti ulteriori 125 euro lordi. Tirando le somme, e tenendo conto che alcune commissioni avranno un numero contenuto di candidati, ogni commissario potrà aspettarsi un corrispettivo totale tra i 300 e i 700 euro lordi. In particolare il presidente di una commissione con 500 candidati da esaminare guadagnerà 651 euro lordi, un commissario ordinario 609 euro lordi”. Ma per quante ore di lavoro? “Si possono stimare almeno 550/600 ore di lavoro per una commissione con 500 candidati da esaminare. Pertanto il compenso orario previsto dallo Stato italiano per funzionari che hanno un compito delicato quale quello di selezionare i docenti che per i prossimi 25-30 anni formeranno generazioni di giovani italiani – sembra incredibile ma è così – si aggira intorno a 1 euro (lordo) l’ora”. 

E pensare “che i lavoratori agricoli sfruttati dal caporalato che raccolgono i pomodori, le arance e le mele che arrivano sulle nostre tavole sono pagati 2/2,5 euro (si presume netti…) per ogni ora di lavoro”. Come fare le nozze “con gli avanzi dei fichi secchi”, ha scritto Gian Antonio Stella sul Corriere della sera.

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