L’attenzione dei media e dell’opinione pubblica in queste ultime settimane si è spostata sulla questione pensioni. La fine dell’anno scolastico per i dipendenti della Scuola ha fatto il resto e le problematiche della scuola, quelle provenienti dal decreto della Giannini, quello sullaBuona Scuola per essere più chiari, sono passate in secondo piano. Le notizie che riguardano i lavoratori statali e di conseguenza anche quelli della Scuola, non sono certo positive. Premi di risultato divisi tra pochi, stipendi fermi dai tempi della Fornero e rinnovo ancora non previsto, minano le buste paga di questi soggetti.

Via alla meritocrazia e stop ai premi a pioggia

Il riferimento iniziale della questione dei lavoratori della scuola, cioè docenti e personale Ata deriva dalla Legge107 del luglio 2015. Si tratta delle disposizioni di riforma del sistema dell’istruzione e di riordino del comparto, il famoso decreto sulla Buona Scuola. Approvata la Legge ed in seguito i vari decreti che ne continuano l’attivazione punto per punto. Le notizie, per la stragrande maggioranza dei lavoratori interessati dalla riforma, non sono certo positive. Infatti, sembra che per molti dipendenti della scuola, c’è il concreto rischio che gli stipendi restino congelati, che non vengano più adeguati all’inflazione ed agli scatti di carriera.

I motivi? Proprio alcuni punti della nuova Legge, soprattutto quelli sulla virtuosità dei dipendenti, il meccanismo del premio che sarà appannaggio solo di pochi lavoratori, quelli che verranno individuati dai dirigenti scolastici. Secondo l’Anief, si tratta di poco più del 10% del personale, ai quali sarà riservata la fetta dei 200 milioni di euro relativa al merito.

Confermato quindi il meccanismo di cui parlò inizialmente il Ministro Giannini, quando dichiarò la fine dei premi erogati a pioggia, quindi a tutti i dipendenti. Via quindi, con tutti i dubbi e le perplessità sulle modalità di giudizio, al meccanismo della meritocrazia. Concentrare solo su pochi le risorse a disposizione di fatto bloccano ulteriormente gli stipendi e per molti non ci sarà neppure il consueto scatto triennale o quinquennale relativo all’anzianità di servizio.

Per sempre lo stesso stipendio

L’allarme arriva dalla importate associazione sindacale Anief, che sottolinea il rischio che gli stipendi per molti dipendenti della scuola resteranno sempre uguali, per tutta la carriera lavorativa. Al mancato gettito dei premi di cui parlavamo prima, c’è da aggiungere la questione del contratto bloccato e delle indennità di vacanza. La Consulta lo scorso anno ha dichiarato incostituzionale il blocco del contratto nel pubblico impiego, quindi anche nella scuola. Il blocco della perequazione voluto dalla Fornero e dal Decreto “Salva Italia” del Governo Monti ha prodotto il blocco dei contratti, cioè il congelamento dello stipendio per i lavoratori pubblici a quanto percepivano prima del decreto.

La sentenza “condannò” il Governo allo sblocco, ma ancora oggi nulla di fatto e questi lavoratori percepiscono ancora lo stipendio di oltre 7 anni fa.

In aggiunta c’è anche l’indennità di vacanza, anch’essa ferma e ancora da pagare ai lavoratori. Si tratta di quella specie di salvagente che eroga il 30% dell’aumento del costo della vita, direttamente in busta paga ai lavoratori, nei periodi di vuoto contrattuale, cioè nel periodo transitorio tra un vecchio contratto ed il nuovo. Le statistiche dicono che gli stipendi pubblici, o meglio il loro potere di acquisto si è notevolmente abbassato, L’Agenzia che la Madia ha incaricato di trattare con le parti socialile modalità di rinnovo del contratto, l'Aranha evidenziato come dal 2008 ad oggi, a fronte di un tasso di inflazione del 13,60%, gli stipendi si sono adeguati solo per il 9,5%.

A luglio comunque dovrebbe iniziare la trattativa sul rinnovo del contratto ed anche se le cifre stanziate in Stabilità sono esigue, probabilmente si affronterà a tutto tondo il problema per i Dipendenti Statali.