Il ministero ha detto no. Gli uffici scolastici avevano chiesto a luglio 553 docenti aggiuntivi al ministero, per far fronte all’aumento di studenti, che saranno 1500 in più. Ma nell’ultima riunione all’ufficio scolastico regionale, i sindacati riferiscono di aver ricevuto un due di picche dal Miur e sono sul piede di guerra. Hanno dichiarato lo stato d’agitazione e intendono fare azioni di protesta. «Non escludiamo - dice Rodolfo Aschiero della Cgil - il blocco delle attività con lo sciopero». Siccome in Piemonte le scuole sono poco più di 560, è come se in media mancasse circa un docente in ognuna di esse. «Significa che ci saranno difficoltà a organizzare il tempo pieno, a gestire i laboratori, l’istruzione per gli adulti, le attività extra, inoltre aumenteranno le classi pollaio», denunciano i sindacati.

Oltre agli insegnanti, mancano anche bidelli e personale amministrativo. Ma qui c’è un distinguo da fare. L’ufficio scolastico regionale può autorizzare i «posti in deroga», cosa che ha fatto, autorizzandone 370 (ma ne mancherebbero altri 200). «A livello locale è stato fatto il possibile – dice Diego Meli della Uil - ma il problema resta».

IL CONCORSO

Non ci sono buone notizie neppure sul fronte del concorsone per l’immissione in ruolo dei docenti. La macchina delle nomine procede a rilento e c’è il concreto rischio – la certezza, secondo i sindacati – che molte cattedre a settembre saranno scoperte in attesa dei supplenti. I problemi sono due. Da un lato ci sono i posti rimasti vacanti: impossibile dire quanti perché le selezioni non sono concluse, ma a giudicare dal numero elevato dei bocciati (che poi saranno ripescati come supplenti) saranno centinaia e centinaia. Qualche esempio: per il sostegno alla scuola dell’infanzia c’erano 97 posti a bando, ma su 200 candidati ne sono stati promossi 66. Alla primaria, per 378 posti c’erano 330 candidati e i promossi sono stati 130. Il secondo problema è quello delle «assegnazioni provvisorie» e si ricollega al fenomeno dei trasferimenti dei docenti dal Sud nelle scuole del Nord, che alcuni prof definiscono «deportazione». Chi è diventato di ruolo potrebbe chiedere di tornare - provvisoriamente - a casa al Sud: così sarà necessario nominare un supplente. «Peccato che tutte queste operazioni - dice Maria Grazia Penna, della Cisl regionale - avrebbero dovuto concludersi ben prima». Il ritardo ci sarà, ma secondo il direttore dell’Ufficio scolastico provinciale, Antonio Catania, potrà essere superato dai presidi: «Finiremo le immissioni il 15 settembre, i presidi potranno attingere alla loro graduatoria per i supplenti mancanti». Come se non bastasse, il sindacato Anief segnala presunte irregolarità ed errori nei concorsi e minaccia azioni legali.

Al momento, l’allarme riguarda però le cattedre aggiuntive negate. «Ho scritto più di una volta al ministero per chiedere con quali criteri il Piemonte, che vede aumentare gli alunni, subisce un taglio agli organici - dice l'assessore regionale Gianna Pentenero - mentre altre Regioni che hanno gli studenti in calo no. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta». Per ora, ci sarebbe una contestazione sui numeri da parte del Miur. «Io mi fido dei numeri forniti dagli uffici scolastici, che parlano di 553 docenti in meno - aggiunge Pentenero -. Porterò l’argomento all’attenzione della conferenza Stato-Regioni». C’è, in questo caos, la questione dell’«organico di potenziamento», 4mila prof in più che il Piemonte ha ottenuto l’anno scorso. Dovevano servire per un’offerta aggiuntiva, come i corsi di recupero: potrebbero essere «mangiati» per assorbire i tagli. «È un gioco al ribasso - dice ancora Penna - ma spesso la tipologia non corrisponde alle necessità: se in un liceo manca matematica, non si può usare il prof di potenziamento di musica per coprire il buco».

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