Economia

Inapp, la legge Fornero ha frenato le assunzioni

Il nuovo Istituto nazionale per le analisi delle politiche pubbliche ha presentato uno studio fa i conti su come è cambiato il lavoro in seguito all'introduzione della Legge sulle pensioni e del Jobs Act

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ROMA - Senza Jobs Act, sarebbero saltate 710 mila assunzioni. Ma senza la legge Fornero, ce ne sarebbero state 35 mila in più. Sono i risultati dei primi due studi targati Inapp, il nuovo Istituto nazionale per le analisi delle politiche pubbliche, presentato questa mattina alla Camera dal presidente Stefano Sacchi e dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti. L'Isfol, l'ente pubblico di ricerca sui temi delle politiche sociali nato nel 1972 e che oggi conta circa 600 dipendenti di cui due terzi tra ricercatori e operatori tecnici, diventa dunque Inapp.
 
LE SLIDE DI PRESENTAZIONE DELL'INAPP

Missione. Un cambio non solo di nome, ma di missione. "Allargheremo il nostro raggio di azione a tutte le politiche economiche che interagiscono con le politiche del lavoro", spiega Sacchi, economista bocconiano, torinese classe 1971, tra i padri del Jobs Act renziano. "Non saremo di parte, siamo indipendenti da Statuto, anche se vigilati dal ministero del Lavoro. E per ogni ricerca renderemo disponibili alla comunità scientifica dati e metodologie. Nel 2017 indagheremo sulle origini della partecipazione così bassa delle donne al mercato del lavoro e faremo anche proposte a governo e Parlamento per ampliarla".

Arriva l'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche

Jobs Act. Cosa sarebbe accaduto nel 2015 al mercato del lavoro italiano, se non ci fosse stato il Jobs Act? E in particolar modo, quanti contratti a tempo indeterminato sarebbero stati stipulati? La prima ricerca dell'Inapp dice che senza riforma, saremmo passati dai 930 mila contratti stabili del 2014 ai 960 mila del 2015. Appena 30 mila in più. Grazie a Jobs Act (eliminazione dell'articolo 18) e soprattutto alla decontribuzione totale ("gli effetti non si possono ancora distinguere", spiega Sacchi), le assunzioni sono salite a 1 milione 670 mila. Dunque al netto dei 30 mila fisiologici, la riforma del governo Renzi ha permesso la stipula di 710 mila contratti a tutele crescenti. Con un'incidenza dei contratti stabili sul totale dei contratti stipulati passata dal 16% del 2014 al 26% del 2015, anziché scendere al 15% senza incentivi.

CONSULENTI DEL LAVORO: Ora meno licenziamenti
 
Riforma Fornero. Un'indagine campionaria su 30 mila imprese (società di persone e di capitale), condotta a cavallo tra 2013 e 2014, consente invece all'Inapp di stimare in 35 mila le assunzioni mancate in quel biennio per via della riforma previdenziale targata Fornero. L'allungamento dei requisiti per andare in pensione avrebbe cioè influito pesantemente sulle scelte delle imprese in tema di turn over. Trattenendo al loro posto molti dipendenti, a scapito di nuovi ingressi. "Abbiamo chiesto agli imprenditori: la legge Fornero vi ha fatto assumere meno? E se sì, di quanto?", spiega ancora Sacchi. "Poi, grazie a regressioni econometriche, abbiamo sottratto l'effetto della crisi sulle politiche di assunzione. E controllato le risposte con i dati già in nostro possesso, per evitare numeri falsati". Il risultato è il blocco degli ingressi e delle uscite. I giovani non vengono assunti, i quasi sessantenni non riescono ad andare in pensione. Tema buono per l'Ape, il prestito previdenziale al via il prossimo primo maggio.