mercoledì 30 novembre 2016
L'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche è stato presentato questa mattina alla Camera dei deputati (nella foto)
Nasce l'Inapp per monitorare il lavoro
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Dalle "ceneri" dell'Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) nasce l'Inapp, l'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche, ente pubblico di ricerca vigilato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, che avrà il compito di monitorare il mercato del lavoro in tutti i suoi aspetti (compreso l'alternanza scuola-lavoro, i contratti, le pensioni, il welfare, la formazione e l'orientamento di giovani e lavoratori).

L'Inapp è stato presentato questa mattina alla Camera dei deputati dal commissario straordinario Stefano Sacchi e dai presidenti delle commissioni Lavoro di Camera e Senato, Cesare Damiano e Maurizio Sacconi.

«Il nuovo nome dell'Istituto - ha spiegato Sacchi - riflette i nuovi compiti assegnatici dal decreto sulle politiche attive e il suo ruolo strategico nel nuovo sistema di governance del lavoro. L'Inapp svolgerà attività di ricerca, monitoraggio e valutazione delle politiche economiche, sociali, del lavoro, dell'istruzione e della formazione professionale al fine di trasferirne e applicarne i risultati per lo sviluppo del Paese e fornire supporto tecnico-scientifico allo Stato e alle amministrazioni pubbliche. Le materie di interesse dell'Inapp sono più ampie di quelle dell'Isfol e includono ora innovazione, welfare, povertà, disabilità e inclusione sociale. La nascita dell'Inapp costituisce un momento di grande importanza nella costruzione del nuovo sistema delle politiche sociali e del lavoro in Italia. Oltre alla produzione di beni pubblici per la comunità scientifica, con un forte investimento nelle banche dati economiche e sociali, l'Inapp dovrà fare ricerca rigorosa, volta a fornire informazioni, conoscenza e strumenti utili al legislatore per compiere le proprie scelte e ai cittadini per valutare l'impatto di tali scelte».

Il commissario straordinario ha anche anticipato i risultati di alcune indagini che verranno completate nei prossimi mesi. Il Jobs act, per esempio, inteso come insieme degli incentivi alle assunzioni sotto forma di decontribuzione e introduzione del contratto a tutele crescenti, ha prodotto 714mila nuovi avviamenti al lavoro. Mentre il 9% delle imprese con almeno dieci dipendenti ha stipulato un accordo di contrattazione decentrata nel 2013-14. Per il 2% delle imprese l'accordo integrativo prevede una deroga esplicita alla legislazione sul lavoro e al contratto nazionale come previsto dall'art. 8 del Dl 138/2011. Per queste la stipula di contratti di prossimità si accompagna a un incremento della probabilità di effettuare investimenti (+8,5%) e della probabilità di sciopero (+5,5%). Infine, stando a un campione di 30mila imprese, rappresentativo di 1,6 milioni di realtà produttive e dieci milioni di dipendenti, gli imprenditori interrogati circa l'effetto dell'allungamento dell'età pensionabile sulle scelte di assunzione già programmate dall'impresa, per le imprese con almeno un dipendente (870mila), la riforma delle pensioni ha indotto il 2,3% a rinunciare nel 2013-14 alle assunzioni previste. L'incidenza cresce al 15% tra le imprese grandi (oltre 249 addetti). Nel biennio 2013-14 quindi si registrano almeno 35mila mancate assunzioni.

«Il compito dell'Inapp - ha osservato Damiano - è di costruire ricerche non solo di carattere statistico che possano fornire le coordinate per azioni di natura legislativa. Credo che il governo abbia sbagliato a lasciare un'informazione disordinata con un florilegio di dati amministrativi e campionari: c'è un'esigenza di analisi di questi dati che va colmata».

Anche Sacconi ha lamentato il fiorire di troppi dati e indagini senza rigore scientifico. «Ho fiducia nella possibilità di rigenerarsi dell'ex Isfol ora Inapp - ha concluso il presidente della commissione Lavoro al Senato -. Può diventare uno strumento di monitoraggio utile per i decisori politici. Siamo di fronte a una svolta epocale nel mercato del lavoro. L'assegno di ricollocamento e l'accordo con i metalmeccanici, per esempio, sono passaggi storici da monitorare per aiutare a correggere l'offerta dei servizi. In una nuova politica attiva sono necessari il collocamento mirato e le competenze tarate sulle esigenze del mercato. Mentre i contratti accessori introducono il diritto all'apprendimento e alla formazione continua di ogni lavoratore, anche nella Pubblica amministrazione. Con l'industria 4.0, poi, si devono varare politiche di inclusione. Infine il governo ha chiesto di alzare la detassazione fino a 6mila euro nella parte variabile del salario relativa alla premialità».





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