CONTRATTI STATALI / Rinnovo e aumento stipendi dei dipendenti pubblici: Ragioneria Stato, “settore pubblico più povero” (ultime news oggi 23 gennaio)

- La Redazione

Contratti statali, rinnovo e aumento stipendi dipendenti pubblici: confronto a breve tra il ministro Madia e i sindacati (ultime news oggi 23 gennaio 2017) 

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Il report della Ragioneria di Stato non fa dormire sonni tranquilli ai dipendenti statali: in attesa del rinnovo dei contratti dell’intero settore pubblico, i conti pubblicati dalla Rgs non sono certo ben auguranti per i prossimi mesi, come notano anche i sindacati. «L’ingresso dei nuovi enti nella rilevazione avvenuto nel 2011 e nel 2014 maschera il trend effettivo del totale del personale pubblico. Al netto dei nuovi ingressi si osserverebbe una riduzione ininterrotta che prosegue dal 2008; rispetto agli anni passato il calo si è attenuato, toccando il minimo proprio nel 2015. Ma gli effetti accumulati fanno segnare, una riduzione del 5% rispetto al 2007 che al netto dell’apporto degli enti acquisiti nella rilevazione diventa pari al 6,9%, corrispondente ad una contrazione assoluta di 237.220 persone», riporta la Ragioneria di Stato. Purtroppo, come sottolinea il commissario della Cisl funzione pubblica, più poveri ma anche più ricchi questi lavoratori pubblici che attendono per questo motivo con estrema urgenza il rinnovo dei contratti statali da parte del Governo. «Nel periodo 2001-2015 l’età media riferita al totale del personale – spiega la Rgs – è cresciuta di sei anni e quattro mesi”, anche se con “differenze notevoli fra i vari comparti».

Marianna Madia vuole avviare da subito il confronto con i sindacati sul rinnovo dei contratti statali e l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici: il Ministro della Pubblica Amministrazione, come previsto dall’accordo raggiunto il 30 novembre scorso, vuole consultarsi quanto prima per arrivare così a portare il decreto sul lavoro pubblico entro metà febbraio nel Consiglio dei ministri. Nei prossimi giorni, dunque, come riportato dall’ANSA, si infittiranno i contatti per fissare un incontro che rappresenterà una sorta di anticamera per la riapertura della contrattazione. Sono tanti i temi da affrontare: in ballo, ad esempio, c’è la revisione del Testo Unico, uscito dalla legge Brunetta. Si punta al “cuore” di quello che diventerà, quindi, il vecchio Testo Unico. Agenda fitta di impegni, dunque, per il ministero della Pubblica Amministrazione, il cui obiettivo è quello di dare parallelamente un’accelerata alla riforma Madia, colpita dalla sentenza della Consulta. In settimana verranno stabilite le correzioni e si porranno le basi per raggiungere l’intesa con le Regioni.

In attesa del proseguo della trattativa per il rinnovo dei contratti statali settimana scorsa in Consiglio dei Ministri si è discusso sulla Buona Scuola e sui decreti attuativi: ne sono stati esaminati 4 dei 9. Il Governo, sottolinea il sindacato Anief, è chiamato ad esprimersi “su riordino dell’istruzione professionale, scuole all’estero e sostegno; inoltre, è quasi ultimata anche la delega 0-6 anni, che dovrà tener conto dei rilievi della Corte costituzionale sollevati a fine dicembre. Per i rimanenti cinque provvedimenti (formazione iniziale docenti, esami di Stato, cultura umanistica, testo unico, diritto allo studio) si va verso la proroga di due mesi”. L’Anief è pronto a collaborare con il Governo e propone i cambiamenti fondamentali da attuare proprio sui primi quattro decreti delegati della Legge 107/2015. Il presidente dell’Anief Marcello Pacifico afferma che “molte di queste modifiche le abbiamo presentate in questi giorni al Parlamento attraverso alcuni emendamenti al decreto Milleproroghe. È importante, però, che Palazzo Chigi ne tenga conto già nella stesura dei decreti delegati: questi, infatti, potrebbero sanare una parte rilevante delle storture presenti nella riforma Renzi-Giannini. Approvare delle deleghe in sintonia con dei profili di incostituzionalità sarebbe, infatti, controproducente per tutti: ciò significa che la lezione derivante dalla bocciatura della Consulta dei decreti legislativi della Pubblica Amministrazione non ha portato alcun cambiamento positivo”

I dipendenti pubblici attendono ancora il rinnovo dei contratti statali. La firma dell’intesa tra i sindacati e il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia è arrivata lo scorso 30 novembre. La trattativa vera e propria deve ora passare all’Aran l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni per lo sblocco dei contratti statali fermi da sette anni. L’aumento degli stipendi previsto nell’accorso quadro è di 85 euro medi lordi: quanto sottoscritto dal governo e da Cgil, Cisl e Uil deve però essere definito nel dettaglio. Da parte sua la Cisl chiede al governo di attuare immediatamente l’intesa siglata per il rinnovo dei contratti statali. Il Segretario confederale della Cisl, Maurizio Bernava sottolinea infatti che iIl Rapporto della Ragioneria dello Stato conferma che per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione va chiusa una stagione che negli ultimi 10 anni ha visto solo una strategia regressiva caratterizzata da interventi sul costo del lavoro con il blocco dei contratti, del turnover, i tagli dei servizi, l’assenza di innovazione tecnologica, organizzativa e di formazione del personale”.

Il rinnovo dei contratti statali riguarda anche il modo della scuola. Per quanto riguarda gli stipendi degli insegnanti il sindacato Anief denuncia che “sono in calo di 800 euro l’anno” e che “si torna ia livelli del 2007”. Secondo il presidente dell’Anief Marcello Pacifico “i dipendenti della scuola pagano lo stipendio fermo dal 2009 e la contrazione progressiva degli incentivi per lo svolgimento di attività extra all’attività didattica, con lo stesso Fondo d’Istituto oggi pari alla metà dello stesso del 2011”. Soprattutto però, sottolinea Pacifico, “negli 83 mesi di vacanza contrattuale, non è stata corrisposta nemmeno quell’indennità prevista per legge, nata proprio per non far regredire gli stipendi sotto il costo della vita”. L’intesa politica per il rinnovo dei contratti statali sottoscritta dal governo e dai sindacati a fine novembre 2016 “se verrà tradotta in un contratto, non solo porterà cifre ridicole, in media 30 euro netti al mese, ma nemmeno sanerà la mancata assegnazione di quell’indennità invece da conferire per legge”, sostiene Pacifico.





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